Dietro quel nero

Dopo un lungo periodo sabbatico Vincenzo Franza si riaffaccia al mondo dell’arte da circa 8 mesi con la nuova ricerca ‘Primo sguardo’. Un apparente total black accoglie il pubblico in un percorso che non pare avere nulla di dinamico e che, invece, è un viaggio intimo e vigoroso, energico e laborioso di chi ha scelto di gettarsi dentro i gesti.

‘Io sono questo, sono questa arte’ questa è l’espressione costante di Vinc nel momento in cui si cerca di capire cosa si celi dietro ogni opera. In realtà, la cosa più difficile per lui, è esprimersi in un modo diverso che siano i gesti. Con pochi colori, nel suo mondo artistico, la riservatezza si evolve, svanisce ed emerge nei titoli delle opere che sono la vera ispirazione, i ricordi che stimolano la creazione. Si assiste ad una maturità artistica egregia che ha attraversato la pittura, la fotografia e i video portando l’artista a comprendere che chi fa arte deve, poi, inevitabilmente, parteciparla.

E’ così che il ‘primo sguardo’ genera l’opera arrivando a creare una superficie liscia al tatto, esito di una tecnica mista levigata in modo eccellente. La tavola è uno specchio con il pregio di non riflettere il volto, essa incamera ciò che l’artista sa fare da tempo, dipingere. Il supporto subisce la cancellazione costante di ogni creazione, perchè nello studio dell’artista non ci sono opere che resistano al tempo e l’annullamento non provoca alcun pentimento.

Ognuno di noi ha milioni di modi per fare arte, Vincenzo Franza ha scelto di farlo in un solo modo, questo. I formati, le dimensioni, pongono limiti e condizioni e divengono un problema. La totalizzazione del nero sviluppa la curiosità indagativa, è così che si scopre l’azzurro che diviene blu o grigio e, poi, anche, il marrone terra. Il nero, in realtà, è il colore odiato dall’artista, simbolo di paure e contraddizioni e ogni timore va gestito, controllato e superato. Come? Il cumulo del nero, la sua concentrazione in un punto della superficie e la sua distensione successiva aiutano a prendere confidenza finchè, lentamente, si dipana mescolandosi agli altri.

Nessuna opera è soddisfacente, nessuna raggiunge l’idea di completezza, tutto è non finito perchè l’opera non deve piacere nè essere finita. Se un’opera è completa diventa altro. L’arte non deve soddisfare l’artista, deve lasciarlo libero. ‘Così deve essere. (V.F.)’

Anna Soricaro

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