di Monica Menchella a cura di Rossella Antonucci e Anna Soricaro
Ci sono esposizioni che divengono esperienze quasi immersive senza l’utilizzo del digitale. Avviene quando gli spazi si trasformano in ambienti intimi e smettono di essere contenitori. E capita quando gli artisti riescono a trasferire ai curatori le vibrazioni dei gesti, del colore e della tecnica. Questo è successo in questo evento, dal sapore tanto fuori dal comune, in cui ci si trova ad essere accolti da una valigia rigida in vetrina ricolma di disegni. Poi si entra in una dimensione cromaticamente avvincente dove due grandi tele di due metri avvolgono l’osservatore e lo costringono a percorrere un iter intrigante e a fermarsi su poltrone a riflettere. Un’installazione a metà tra parete e pavimento senza regole e schemi, priva di ordine e governata dalla casualità, si abbandona allo sguardo concentrandosi in una valigia in cuoio e velluto da cui fuoriescono schizzi.
Il titolo dell’evento è tratto da un’espressione della poesia che Monica Menchella legge in sala alternata dalle immagini dei suoi lavori. Perchè l’arte della Menchella è una valigia in continua alternanza tra fare e disfare. E’ un’anima artistica talmente poliedrica che dal disegno su carta passa alla tela e poi dalle installazioni si dedica alla scultura. Lei crea e la sua mente lascia che l’osservatore viva le sue opere maneggiandole e sentendole.
Non c’è uno stile che identifichi la sua arte perchè l’originalità espressiva è il filo rosso che la caratterizza. Non si cura di forma o estetica, la Menchella dipinge per un bisogno intimo ed istintivo che proietta nel suo mondo colorato. Spirito originale, socievole, frizzante e brillante lascia che i colori emergano con grazia ed entusiasmo.
A volte il gesto si fa marcato, insistente e rapido e lì è piacevole pensare che l’arte sia lo sfogo di una costrizione, di un’emozione, una sensazione, uno stimolo che lascia il segno perenne. L’arte non si deve classificare, mai, quella della Menchella ne è dimostrazione poichè nella semplicità dei gesti che siano su tela o carta mette in luce un estro semplice e geniale, senza dubbio fuori dal convenzionale, che riesce ad arrivare a chi l’arte la sente e percepisce oltre lo sguardo.