“Perché butti via la tua vita per questo stupido piccolo alieno? E’ un mio amico!”
Sonic, Paramount Pictures, febbraio 2020
Sonic è uno dei personaggi più celebri del mondo dei video-games e la sua popolarità in Italia è cominciata con le prime uscite dei giochi intorno agli anni Novanta. Un film di azione incentrato su un simpatico alieno blu dalle sembianze di riccio con il potere della supervelocità che utilizza l’energia cinetica per difendersi. L’evento fa riferimento ad un piccolo dialogo estrapolato dalla parte finale del film con un riferimento all’importanza e al valore dell’amicizia. Sonic è un personaggio simpatico e buffo, la cui esteticità è poco attraente e coltiva per tutto il film la passione di conoscere un vero amico che capisce di aver trovato alla fine.
Questo evento di metà dicembre prende il titolo dalla prima ed ultima parola della citazione ed è dedicato all’amicizia e a quanto di grandioso c’è nella stessa che è, in fondo il legame, intimo, segreto e complice che ogni artista crea con un’opera d’arte. Sono state prescelte opere concettuali dalla tecnica innovativa e caratterizzante, tre i protagonisti: Armando Calvelli, Anita D’Orazio, Fulvio Gavinel che con la loro matericità, raffinata ed elegante, mai invadente, hanno mostrato come l’adesione al supporto di qualsiasi materiale sia lo stesso legame che si può identificare nell’amicizia. Il filo rosso di questo evento è lo spessore che ogni opera detiene, è quello che tutti definiscono ‘arte materica’ che in questo evento accomuna tre artisti evidenziando come, nonostante lo spessore di ogni opera, la grandezza stia nel non essere mai invadenti.
Fulvio Gavinel ha ormai raggiunto una maturità artistica considerevole per quanto continui a sentirsi un ‘dilettante’. Il recupero costante di materiali reperiti ovunque, l’utilizzo del legno, gesso, acrilico gli consentono di definire campiture delicatissime e avvincenti insieme. Colori che non appaiono mai invadenti che oscillano dal blu, alla terra di Siena, al rosso, argento e oro. In una pittura materica l’arte diviene inevitabilmente sperimentazione e ricerca insieme fino all’identificazione di uno stile che appartiene all’artista e che lo caratterizza per un’arte sintetica, astratta e di grande eleganza. Stratificazione, sovrapposizione, affiancamento e livellamento, mai sovrabbondanti sono il tratto distintivo di una mano sapiente che si muove sul supporto, legno o tela, con precisione e con una leggera incisiva grazia che pochi posseggono oggi.
Anita D’Orazio disegna da sempre e nutre il suo amore per gli affreschi sin dalla giovinezza. Ponendo su tela le sue passioni e la delicatezza di una mano raffinata cominciò a dipingere mettendo sul supporto qualcosa che le evocasse l’affresco. Utilizza pigmenti e tempere per creare elasticità alla resa finale e così ogni opera d’arte è un piccolo affresco intriso di naturalezza cromatica. Una leggera e soave materia è il filo rosso della sua arte, utilizzando la carta, adagiandola sul supporto, affiancando gesti e colore si creano opere dalla raffinatezza impeccabile. Ogni opera ha la sua storia, stratificata, corposa, addensata e dall’aspetto sempre gradevole. E’ in quest’ottica che vanno lette le opere della D’Orazio, piccole immersioni di addensamenti senza i quali non ci potrebbe essere la poesia visiva rimata che pervade ogni creazione.
Armando Calvelli da sempre è stato affascinato dalla sua terra di origine, la Toscana. Attratto dalle chiese e dagli affreschi in esse contenuti, dalle sculture e scritture ha subito il fascino dell’antico e della storia trasferendo la sua passione nell’arte. Ammirando gli affreschi, specie quelli consumati dal tempo, attua pannelli in cui trasferisce la sua propensione per la figura umana sempre al centro della sua rappresentazione. Fuoriescono dalle soluzioni stratigrafiche uomini, sculture, angeli che quasi magicamente si palesano all’osservatore a seguito di una ricerca attenta, calibrata, studiata e grandemente resa tra sovrapposizioni diverse. Scortica, acidifica e appone per dare vita ad opere che sono piccoli capolavori dal senso estetico classico; un lavoro intenso e certosino si cela in ogni opera d’arte. Un’arte da studiare ed osservare a lungo per coglierne ricerca e studio, dettagli e sorprese. C’è un forte impatto emozionale a prima vista, ma tutto non termina nella figura rappresentata perché sul fondo si apre un mondo fatto di intenso lavoro e istinto. Una mano sapiente, si muove con maestria sul supporto, passando dall’aerografo alla macerazione della carta in olio e acqua finchè ogni strato non raggiunge la leggerezza sottile della pelle che si adagia allo strato precedente per creare una stratificazione complessa in cui si intravedono le trasparenze, esattamente come un affresco consumato dal tempo. Non c’è dubbio che si tratti di un’arte inconsueta realizzata con una tale maestria da non avere paragoni nel panorama artistico contemporaneo